giovedì 28 maggio 2009


Insomma, tirando le somme di quello che abbiamo detto finora, i reality sembrano essere la somma perversa di tutti i mali: istigano all’esibizionismo svergognato, indulgono in una rappresentazione stereotipata dei ruoli sociali, propongono modelli d’interazione basati sulla competitività a tutti i costi. Non solo. In linea con la tipica differenziazione dei prodotti di un’economia di mercato, i reality si sono negli anni moltiplicati a dismisura, al fine di toccare le molteplici corde di molteplici pubblici.
Ma i reality sono davvero il prodotto più becero e diseducativo della cultura popolare? Io ero convinta di questo, leggendo le tante critiche che circolano...
Secondo Steven Johnson, – autore di un fortunato libro dal titolo “Tutto quello che fa male ti fa bene” – invece, anche i reality show ci rendono più intelligenti.
Il bello dei reality è che sono simili ai videogiochi. I reality show - spiega Johnson - forniscono l’estrema testimonianza del dominio culturale dei videogiochi in questo momento storico. Così come nei videogiochi, in un reality le dinamiche di gioco non sono mai del tutto prevedibili. C’è una parte di trama, ovviamente - ma le regole dell’interazione tra i partecipanti rispondono all’imprevedibile alea della chimica delle personalità.

E allora il piacere di chi guarda sta insomma nell’osservare altri esseri umani che cercano disperatamente di orientarsi in un contesto in cui non esistono strategie vincenti a priori. Ingrediente chiave, proprio il lavorio più o meno strategico volto a scandagliare le regole del sistema per trovare punti deboli e opportunità.
E chi guarda, poi, partecipa con monologhi interiori del tipo “se fossi stato lì, mi sarei comportato in questo modo”. Monologhi che diventano spesso materiale di conversazione e di discussione. In un certo senso ci costringono a riflettere sui nostri comportamenti e i nostri valori.
Infine, molti reality si svolgono nelle più artificiali delle ambientazioni e spesso con svolte narrative decise dall’alto, artificiali anch’esse. Ma nonostante questo possiedono – conclude Johnson – sprazzi di autenticità emotiva, cui si deve buona parte del loro successo. Seducente è proprio l’autenticità non filtrata del linguaggio non verbale: l’occhiata rivelatrice, il breve sguardo di incredulità, uno sguardo accigliato rapidamente cancellato dal viso.
Una autenticità effimera, però.
Che di solito svanisce velocemente nella consapevolezza che la telecamera, da qualche parte, c’è.
Una autenticità da frazione di secondo. Che in fondo, però, ci basta - a confronto con le piccole grandi bugie dell’altra tv.
Anche il reality, pare, quindi, avere dei lati "quasi positivi"...Aspetto commenti, cosa ne pensate???

lunedì 25 maggio 2009

Luca Nesti: il video parodia dei reality

Girando e rigirando nel web ho trovato un cantante che cavalca l'onda dei reality con un videoclip in controtendenza. Si tratta di Luca Nesti e del video di ''Ho cambiato idea'': una parodia dei reality show. Entrato di prepotenza nelle playlist televisive, il video è stato realizzato da un gruppo di studenti del corso di Video Design della Scuola di Arti Visive dell'Istituto Europeo di Design di Milano.
Contro i reality e, più in generale, contro la Tv spazzatura, il videoclip del cantautore toscano divide lo schermo in quattro inquadrature corrispondendi alle quattro stanze di un appartamento: camera da letto, bagno, cucina e soggiorno. Guardando con gli occhi dello spettatore, si è davanti ad una sorta di candid camera che spia e registra quello che succede in ogni stanza. Evidente parodia del ''Grande Fratello'', ma anche degli altri reality show televisivi, il video di ''Ho cambiato idea'' fonde ritmo visivo e musicale, conducendo chi lo guarda verso un finale sorprendente.

La mia carta d'identità digitale, by Eluisa Giglio

La mia esperienza col computer, e ancor più con la rete, comincia relativamente tardi...Diciamo che avevo già 12, 13 anni più o meno...

1999: ricevo, dopo tanta attesa il Game boy Pocket...Videogiochi: Super Mario ( vari) ed il mio preferito, Pinocchio!!!

2000: comprato il computer per la casa, Windows98, che usava per lo più mio padre. Io lo utilizzavo per i giochi, solitario e Free Cell i miei preferiti, per disegnare su paint e per scrivere qualche appunto su Microsoft Word...Internet ancora nessuna traccia!!

2001: grazie a mio padre scopro il Pinball, e non mi staccavo un attimo dallo schermo del computer! E grazie al mio prof di scienze delle scuole medie divento veloccissima nella scrittura, trascrivendo alcune sue ricerche scientifiche e articoli vari.

2006: mia madre si rende conto che, probabilmente, per la tesina di maturità e per le informazioni relative all'iscrizione all'università, avrei avuto bisogno di una connessione Internet...Questo avviene nell'Estate, ma la connessione è ancora troooooppo lenta...

2007: utilizzo i motori di ricerca, Google in particolare, per le ricerche sugli argomenti da trattare agli esami di maturità...Mi iscrivo a chat studentesche, o a siti, tipo Studenti.it per poter adoperare anche gli appunti postati precedentemente da altri maturandi! A Settembre utilizzo la rete per trovare le informazioni necessarie all'iscrizione all'università, ai test d'ingresso ( aule, orari di svolgimento, suddivisioni ecc...) e alle materie che di lì a poco mi sarei apprestata a studiare...

2008: finalmente, nel mio paese arriva la copertura ADSL...Faccio l'abbonamento a canone fisso ad Alice e posso navigare molto più velocemente e senza (quasi!) nessun problema di connessione...Utilizzo molto il sito della facoltà(mondoailati.it), per ricevere news sui corsi, sugli esami e sul materiale da studiare e mi tengo in contatto con i miei colleghi. Velocizzando di molto la mia connessione scopro Emule, che ancora, però, non ho ben imparato ad utilizzare. Per l'esercitazione 1 di informatica imparo a creare e soprattutto, condividere documenti con i miei colleghi, a creare una mappa su Google Maps, a partecipare alle varie discussioni su On air 07, a creare delle presentazioni...Esame superato!! Comincio ad utilizzare Msn per tenermi costantemente in contatto con i miei amici.

2009: faccio la scoperta del social network più famoso in questo momento: facebook!!! Da qui è un delirio...Ogni volta che accendo il computer non posso fare a meno di andare a controllare notizie, foto, notifiche sul mio profilo e su quello dei miei amici...Al momento, sto lavorando, con fatica, perchè non ho molta dimestichezza, sul blog per l'esame di Ambienti Digitali.

venerdì 22 maggio 2009

Beh, senza dubbio il reality show si può amare, si puo odiare, ma certo non è possibile ignorarlo, ormai fenomeno mass mediatico di dimensione planetarie. Sembrerà strano, ma secondo la consueta indagine condotta ogni anno da Eurodata Tv Worldwide e Mediametrié, sull' audience di oltre seicento emittenti in settantadue paesi per un totale di due miliardi e mezzo di spettatori, il reality show occupa il terzo posto nella classifica degli ascolti mondiali relativi all’intrattenimento. Contemporaneamente in rete webblog e forum interamente dedicati a Grande fratello e sue derivazioni fanno esplodere una nuova sindrome, la «reality TV addiction» di cui il primo e più noto portatore sano e tal Andy Dehnart, web producer, docente alla Stetson University di DeLand (Florida). Dal 2000 Dehnart gestisce un weblog nel quale raccoglie, seleziona, ordina e pubblica trame, ultime notizie e gossip su tutti i reality show statunitensi. In Italia c’è pure chi ha acquistato il dominio, www.realityshow.it ultimo di una sequela di siti web incentrati sui vari format italiani.
Una straordinaria passione che viene troppo sbrigativamente spiegata appellandosi ai classici meccanismi di identificazione con i protagonisti posti di fronte alla realizzazione di un sogno, ad una dichiarazione di amore e/o alla richiesta di perdono per un torto subito. Ma l’immedesimazione sembra funzionare solo per i cosiddetti reality sentimentali, i meno vitali in termini di audience, sempre più spesso trascurati a favore dei “reality di avventura”,ovvero di quelle formule in cui prevale la competizione e dove, soprattutto, i telespettatori sono chiamati a decretare gli sfidanti delle singole battaglie al grido di “uno solo ne resterà”. Più che interrogarsi sul grado di realtà messo in onda i telespettatori sembrano gradire quel tanto di crudele che traspare nelle situazione coatte: si tratti di vip o del vicino di casa quel che conta è vedere una varia umanità in difficoltà. Non a caso in molti reality si ricorre sempre più spesso al confronto/scontro tra i concorrenti, invitati a fronteggiarsi anche fisicamente. La virata del pubblico verso un gusto di visione votato alla cattiveria è forse l’aspetto più dirompente del reality show: ciò che piace, attrae, incatena alla visione è la lotta senza esclusioni di colpi, è “l’arena e sangue” dei gladiatori nella quale il pollice verso o pollice alzato è sostituito da una telefonata o da un sms.
"Il generale che diventò schiavo, lo schiavo che diventò gladiatore, il gladiatore che sfidò l'imperatore” è la raffigurazione mitologica del concorrente del reality show, assolutamente a suo agio nell’anfiteatro televisivo e per nulla intimorito da un pubblico alla ricerca di emozioni forti. La tendenza segnala una profonda trasformazione nell’ homo telespectator e nel tipo di relazione che intrattiene oggi con il medium televisivo, che perde definitivamente quella dimensione romantica di finestra sul mondo per trasformarsi in un anfiteatro dove il consumo diventa distruzione, catarsi, transfer. Vi è qualcosa di sublime in questa inclinazione crudele del telespettatore, la risposta estrema ad una televisione in crisi di idee che spinge sull’acceleratore dei reality declinato in chiave esclusivamente autoreferenziale. Chiamati “per contratto” a infarcire talk show e contenitori domenicali i protagonisti dei reality show vengono spalmati sull’intera comunicazione televisiva che fatalmente finisce per disconnettersi con l’esterno per ripiegarsi su se stessa, fino al cortocircuito mediatico. Il pericolo è fin troppo evidente e come diceva il vecchio Seneca: “Via, neppure questo capite, che i cattivi esempi si ripercuotono su coloro che li mettono in pratica?”

giovedì 21 maggio 2009

Ragazzi, facendo un giro su internet ho trovato un articolo, pubblicato oggi, in cui Francis Coppola, uno dei registi più amati ed ammirati, critica la tv italiana, definendola "la più stupida e per questo la più conosciuta"!!! e indovinate un pò a quale fetta della tv si riferisce??? Non certamente ai documentari di Piero Angela..La critica si estende, naturalmente, ai dirigenti delle reti che, invece, di mandare in onda film di qualit, puntano a trasmettere incessantemente i cari reality show di cui ci occupiamo nel blog...Beh, dopo tutto quello che vediamo in tv...come smentirlo???

mercoledì 20 maggio 2009

Ecco come la febbre da reality ha contagiato i più svariati ambiti della nostra vita...Una breve parodia sulla vita politica italiana a mò di GrandeFratello&company...

giovedì 7 maggio 2009

FacciamoUnGiroNelMondoDei"FLOP REALITY"

L'elenco dei "reality flop" della televisione italiana è molto lungo...Si tratta di format che, dopo una fugace comparsa nei palinsesti, spariscono dallo schermo, a volte cancellati già dopo la puntata pilota! Endemol e Magnolia forniscono a Rai e Mediaset la maggior parte di questi format di successo all'estero. Troppo spesso, però, i riadattamenti pensati per il pubblico italiano non convincono i telespettatori. Non mi meraviglia se nessuno di voi ricorda il capostipite del "reality flop", Survivor, trasmesso su Italia1 nel 2001 o "Sms, amiche per caso" trasmesso nello stesso anno su Rai2....Tutti programmi che non sono riusciti a conquistare il pubblico. La critica più forte posta da coloro i quali non sopportano queste genere televisivo è che la realtà trasmessa non è quella vera, anzi, mortifica quella vera! L'insofferenza si fa più forte se si prendono in considerazione categorie precise: gli agricoltori mortificati in "Un, due, tre...Stalla!", i pescatori dell'Honduras ne "L'Isola dei Famosi" e potrei continuare ancora con tanti altri esempi...In questo modo si saluta quella che è la realtà...Come se proponessimo un reality sugli infermieri e gli facessimo solo cambiare pannolini!

mercoledì 6 maggio 2009

LaTelevisioneNell'eraDeiReality

Il fenomeno del reality show sta ormai dilagando nella nostra società...Non esiste più programma televisivo che non mostri facce della realtà quotidiana...I reality show di ieri avevano l'intento pedagogico di studiare i fenomeni sociali nell'Italia; e nei reality di oggi??? Le logiche del programma stanno avendo la meglio sulle verità sostanziali. La graduale presa di possesso della gente comune negli ambienti televisivi ha cambiato il modo di costruire i programmi; i reality show rendono pubblico il privato, innanzitutto, attraverso la violazione dei tabù, ed è proprio questa "morbosa curiosità" che spinge gli appassionati del Grande Fratello e Company ha passare ore ed ore incollati ad un teleschermo, a spulciare nelle vicende altrui.Nel 2000, l'Italia intera si fermò per guardare qualcosa che la televisione non aveva mai mostrato prima: un appartamento abitato da dieci persone che per 100 giorni si sarebbero mostrati al grande pubblico nella loro "banale" quotidianità.Oggi, a distanza di 9 anni, il modo di fare televisione è letteralmente cambiato e la strada più facile per lanciarsi e rilanciarsi nel mondo dello spettacolo è diventata quella di mettersi a nudo di fronte allo spettatore. Dopo aver capito il successo del format, gli autori delle varie reti ci sono andati giù con la mano pesante e, nell'arco di pochi mesi, ecco spuntare "La Talpa", "Music Farm", "La Fattoria" e via discorrendo..e fù così che il piccolo schermo si trasformò in un ufficio di collocamento per artisti! Ma intanto, il pubblico si è stancato, e cantanti in restyling, contadini alle prese con mucche e galline, hanno qualche problema con l'audience...Cosa fare allora? Ogni tanto inserire un personaggio che destabilizza gli equilibri ed incuriosisce il pubblico...Insomma, la "sindrome da Grande Fratello" colpisce ancora, anke i programmi che erano nati sotto un'altra stella...E così, la scuola più famosa d'Italia, quella di "Amici", oggi punta più sul personaggio che sul talento, rinchiudendo gli sfidanti dentro alle "casette", permettendoci di spiare più le loro vite private che prove e lezioni. Ma non finisce qui...Le reti televisive continuano a lavorare alla preparazione di nuovi reality show, rischiando di intossicarci con una realtà che troppo spesso s'intreccia con la finzione...